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Auto ferme: come proteggere la batteria

31 Marzo 2020

Tutti (o quasi) a casa, salvo che vi siano “comprovate esigenze lavorative” o “situazioni di necessità” o “motivi di salute” eccetera, per mettersi in auto. Lo sappiamo: è il tormentone di queste ultime settimane. L’emergenza, tra i molti effetti, produce anche una sosta forzata e prolungata dell’auto. Generando così un altro rischio: che il giorno in cui avremo bisogno dell’auto, magari per motivi molto seri, il motore non darà più segni di vita. Cioè: batteria ko.

Cosa possiamo fare per evitare di trovarci in questa situazione? Prima di tutto va detto che la resistenza dell’accumulatore dipende dall’auto e dal suo livello di sofisticazione elettronica. Un tempo, quando le auto non erano quei calcolatori elettronici semovibili che sono diventati oggi, bastava staccare un polo della batteria. Oggi questa operazione, oltre a non essere semplice, è sconsigliatissima: i sistemi elettronici devono essere alimentati anche a macchina ferma. Per molte auto, infatti, al momento di sostituire la batteria è necessario creare un ponte elettrico affinché non venga a mancare la tensione di bordo.

Far girare il motore

La batteria è uno degli organi vitali dell’auto: accumula l’energia necessaria per la fase di avviamento e stabilizza l’impianto elettrico durante la marcia. E tende a scaricarsi durante l’inattività. Se l’auto, durante la sosta, non ha assorbimenti di energia, la perdita è molto lenta. Ma se l’alimentazione elettrica è importante anche in sosta (c’è l’antifurto, ci sono le centraline elettriche, c’è il rilevatore Gps, ci sono chissà quali altri dispositivi), il “deperimento” della batteria, anche se nuova, è rapido. Se poi la batteria ha più di due anni, la soglia di sopravvivenza potrebbe essere raggiunta e superata già dopo una sola settimana.

In tempi normali si potrebbe chiedere a un elettrauto di fare un test alla batteria per conoscerne o stato di salute. Ma in questi giorni uscire di casa per andare in officina è praticamente impossibile. Un metodo empirico per capire come stanno le cose e ovviare all’inconveniente è questo: ogni tre o quattro giorni, si prova a mettere in moto l’auto. Se il motorino di avviamento “gira” bene, se risponde con prontezza, tutto ok. Se invece “gira” lentamente, lasciate l’auto “accesa” – ma ferma – per almeno 15 minuti, a circa 1.400 giri. Basterà a ricaricare un po’ la batteria. Ma l’ideale sarebbe usare l’auto. La spesa è tra i motivi che autorizzano allo spostamento in auto. Una volta alla settimana, con il modulo di autocertificazione compilato, mettiamoci in strada per lo stretto necessario.

Lo stabilizzatore

Chi non potesse usare l’auto o anche solo far “girare” un po’ il motore da fermi deve optare per altre strategie di sopravvivenza della batteria. Una, la più semplice e sicura, è ricorrere a uno stabilizzatore di tensione per auto o moto. Si tratta di un dispositivo “intelligente” (perché integra un sistema di analisi dello stato della batteria: cercatelo fra le funzioni) che, collegato ai morsetti, provvede a trasferire alla batteria l’energia di cui ha bisogno. Viene detto “intelligente” perché, grazie al suo sistema di analisi, trasferisce l’energia che serve e quando serve. Quindi non danneggia l’accumulatore sovraccaricandolo.

Se la batteria è a terra…
Se la batteria è a terra si può tentare l’avviamento di emergenza. Occorre un booster, cioè: un dispositivo portatile che trasmette l’energia sufficiente all’avviamento collegando i suoi morsetti e quelli della batteria dell’auto. Si trovano booster molto compatti, a un prezzo tra 40 e 100 euro. Attenzione però a non fare danni. Prima di tutto bisogna verificare sul libretto d’uso della vettura che l’avviamento d’emergenza sia possibile e se sono previste procedure particolari. Anche su Internet è facile trovare questa informazione: cercate su Google “avviamento emergenza” seguito dal modello della vostra auto.

Meglio acquistare un booster dotato di analizzatore di tensione, che impedisce sovraccarichi pericolosi per l’impianto elettrico della vettura. Ci sono booster che riconoscono persino il montaggio errato dei morsetti e bloccano il circuito per evitare pericoli. Una volta accertato che sia possibile farlo, l’avviamento in emergenza è facile: basta collegare i rispettivi morsetti (il positivo del booster con il positivo della batteria, il negativo con il negativo), accendere il booster e avviare il motore dell’auto. Dopo qualche secondo con il motore a regime di minimo si può spegnere il booster e scollegarlo.

Fonte: Corriere della sera